Fastweb sta creando un sistema per far sì che l’Intelligenza artificiale possa addirittura pensare in italiano. Ecco come funzionerà.
Fastweb sta creando il primo LLM (Large Language Model), ovvero un modello linguistico di grandi dimensioni per l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è realizzare sistemi di AI in grado di capire perfettamente l’italiano, cogliendone tutte le sfumature e le particolarità linguistiche. Per realizzare questo progetto, Fastweb ha acquistato 31 NVIDIA DGX H100, l’hardware che costituirà il cuore pulsante del supercomputer. L’azienda è in grado di controllarla dal gruppo elvetico Swisscom impiegherà per creare e alimentare il proprio LLM. Vediamo insieme qualche dettaglio in più.
Al momento i sistemi AI più popolari sono ChatGPT di OpenAI e Gemini di Google e, sono addestrati nativamente in inglese, interagendo con loro, si percepisce la loro profonda impronta anglosassone. Con il nuovo LLM addestrato nativamente in italiano, Fastweb vuole colmare questo “gap”.
Giovanni Germani, Manager of Architecture & AI COE di Fastweb, ha infatti riferito: “Il nostro obiettivo è presidiare tutti gli anelli della catena del valore dell’intelligenza artificiale, eccezion fatta per la produzione di chip. Partiamo dal supercomputer di NVIDIA per arrivare alla consulenza, passando per la fornitura di potenza computazionale a startup e aziende e alla realizzazione di modelli su misura”.
Fastweb sta raccogliendo una grande mole di dati con cui addestrare il modello da più fonti, così da riuscire in questa impresa. A questo riguardo il responsabile AI di Fastweb ha spiegato: “La qualità del dataset e il bilanciamento delle varie fonti sono fondamentali per avere un LLM efficiente e capace di parlare davvero in lingua italiana.”
Fastweb spera di riuscire a completare il suo progetto entro quest’anno 2024. Se lo farà verrà raggiunto l’obiettivo di avere i primi modelli costruiti da zero addestrati nativamente in lingua italiana, il panorama dell’AI per noi italiani potrebbe cambiare sensibilmente. «A quel punto potremo offrire alle aziende e alla Pubblica Amministrazione un’alternativa agli attuali fornitori di AI», così conclude Giovanni Germani.
Cosa ancora più notevole, disporre di un’intelligenza artificiale “italiana” contribuirà alla potenziale nascita di nuovi chatbot e assistenti virtuali. Questi saranno capaci di dialogare in modo naturale con chi parla in italiano, disporre di sistemi di traduzione automatica più efficaci, affidabili e precisi, e generare contenuti creativi che abbiano un senso anche nella nostra lingua.
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