IA e monitoraggio delle persone: un nuovo progetto tecnologico ha sollevato molte critiche da parte dei cittadini.
L’intelligenza artificiale si sta facendo strada in ogni aspetto della nostra esistenza, promettendo innovazioni che sembrano uscire direttamente da un romanzo di fantascienza. Con l’avvento di queste tecnologie avanzate, emergono però anche diverse nuove preoccupazioni. Uno dei timori più diffusi è legato al potenziale impiego dell’IA nel monitoraggio delle nostre vite. Una prospettiva che da anni suscita dibattiti sull’etica di questo strumento e di chi lo utilizza.
Da una parte c’è chi già avverte sui pericoli di un futuro in cui ogni movimento verrà tracciato e analizzato. Dall’altra c’è chi spera che sarà possibile trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e rispetto della sfera personale. In ogni caso, queste preoccupazioni non sono infondate, considerando la rapida evoluzione dell’IA e la sua capacità di raccogliere, elaborare e interpretare enormi volumi di dati con un’efficienza senza precedenti. Sorprendentemente, però, quello che molti non sanno è che in Italia questo scenario futuristico è già una realtà.
A Milano, la metropoli italiana che si muove freneticamente giorno e notte, un progetto sperimentale ha recentemente sollevato un dibattito che va ben oltre le aspettative iniziali. L’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha lanciato un’iniziativa denominata “CityFlows“. L’obiettivo di questo esperimento sembra in realtà del tutto legittimo. Ma questo non è bastato a placare le polemiche.
ENEA ha dichiarato di voler usare l’intelligenza artificiale per monitorare i flussi pedonali all’interno della città. Con particolare attenzione alle sue piazze più affollate, dove transita un flusso quotidiano stimato di 350.000 persone. L’ambizione di questo progetto è quella di utilizzare i dati raccolti per migliorare la sicurezza urbana attraverso un’analisi dettagliata e in tempo reale dei movimenti della folla.
I dati potranno poi essere usati anche per la pianificazione e la progettazione urbana futura. Attraverso l’uso di videocamere avanzate e algoritmi di intelligenza artificiale, ENEA ha dichiarato di esser riuscita a tracciare con precisione i percorsi dei pedoni, garantendo al contempo l’anonimato dei dati raccolti.
Nonostante le rassicurazioni sull’anonimato e il rispetto della privacy, il progetto CityFlows ha però sollevato le critiche di diversi cittadini, preoccupati per i modi con cui i dati raccolti possono essere utilizzati. I responsabili dello studio hanno assicurato che la tecnologia utilizzata non prevedeva il riconoscimento facciale individuale. Eppure i dubbi di una possibile sorveglianza indebita sono rimasti forti nei cittadini più sospettosi.
Il caso di Milano ci costringe quindi a riflettere sull’equilibrio tra le potenzialità offerte dall’IA e la necessità di salvaguardare la privacy e la libertà individuale. Mentre l’Italia fa i conti con queste tecnologie emergenti, è fondamentale che istituzioni e aziende mantengano un dialogo aperto su come e perché l’IA viene utilizzata nel monitoraggio pubblico.
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